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Fnomceo, no al Documento Agenas sulle Case di Comunità

Fnomceo Redazione DottNet | 23/07/2021 19:31

"Senza un investimento sui professionisti non si migliora il sistema”

"Senza un investimento sui professionisti non si migliora il sistema”

il Consiglio nazionale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, il massimo organismo esponenziale della Professione ha rinviato a settembre, il Documento “Agenas” sulle Case di Comunità previste dalla Missione 6 Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza.  
“Non è sufficiente a dare risposte esaustive alle necessità di riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale, per soddisfare i bisogni di salute dei cittadini - hanno affermato i 106 presidenti degli Ordini italiani, in una mozione approvata all’unanimità -. Le rilevanti risorse impegnate, infatti, serviranno a potenziare le strutture o a sostenere interventi di carattere tecnologico che di per sé non sono sufficienti a determinare un processo riformatore che al SSN necessita. Senza un investimento sui professionisti non si migliora il sistema”.
 
In particolare, fanno presente i medici, “da qui al 2026 verranno realizzate le strutture di 1288 Case della Comunità ma non è dato di conoscere la copertura agli oneri del personale necessario per avviarle”. Apprezzamento viene espresso invece “per l’impegno profuso per risolvere l’annoso problema dell’imbuto formativo, sebbene molte criticità restino per il mancato avvio quest’anno del Corso di formazione in medicina generale”.

 Un ringraziamento al Ministro della Salute, Roberto Speranza, per aver portato a 17400 le borse di specializzazione e aver aumentato di 900 quelle per la Medicina Generale è stato condiviso dall’Assemblea.
 
Otto le richieste del Consiglio Nazionale Fnomceo:
-   che vi sia un analogo investimento economico destinato ai professionisti per permettere ai medici le migliori condizioni di operare con competenza e qualità in sicurezza;
-   che si apra un tavolo di confronto con i rappresentanti della professione perché i processi di riforma non siano appannaggio di “pochi” ma si avvii un dibattito nel Paese;
-   che si dia una risposta ai temi sulle disuguaglianze che in questi ultimi 20 anni non sono state colmate nel Paese;
-   che sia effettivamente valorizzato il ruolo del medico, ruolo caratterizzato dal rispetto dei principi di autonomia e di responsabilità e dal rapporto di fiducia tra medico e paziente, che rende peculiare l’esercizio della professione medica.
Un ruolo che ha un risvolto sociale importante così come si è evidenziato nel corso della pandemia e che ha garantito la tutela della salute collettiva;
-   che si avvii una reale riforma del SSN che valorizzi i ruoli e le funzioni degli attori del SSN, nel rispetto delle specifiche competenze, evitando il rischio di sovrapporre alle effettive necessità di riorganizzazione del SSN le spinte di promozione categoriale di alcune professioni;
-   che si definisca l’ambito delle peculiari competenze mediche attraverso atti ordinamentali a garanzia della tutela della salute dei cittadini;
-   che si affronti in modo concreto il rapporto tra ospedale e territorio, rapporto che i professionisti sentono come una necessità e che può essere ottimizzato anche per il tramite di sistemi informatici sviluppati sulla base di un processo di analisi sostenuto da chi ha in cura l’assistito;
-   che sia rilevata e garantita la dignità professionale e la sicurezza su lavoro per tutti i sanitari che costantemente sono impegnati a garantire l’assistenza in costante deficit di personale. 
 
“Il mondo medico che rappresentiamo è da tempo pronto a raccogliere la sfida per un’evoluzione efficace, equa e sostenibile del nostro Servizio sanitario nazionale – concludono i presidenti degli Ordini in un comunicato -. Solo dall’interazione e dalla condivisione tra chi ha la responsabilità delle scelte programmatorie e i professionisti che saranno chiamati a realizzarle, può svilupparsi il migliore e più efficace modello di organizzazione sanitaria al servizio dei cittadini”.

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